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Analisi tattica: il Benevento di Filippo Inzaghi

Premessa

Nel 2019-2020 il campionato di Serie B è stato contraddistinto dalla splendida annata del Benevento. Squadra inarrestabile, che ha dominato, battendo record su record.

Prima del lockdown, la cavalcata delle streghe ha fatto registrare 20 vittorie su 27 gare disputate, 6 pareggi e 1 sola sconfitta. 50 gol realizzati, miglior attacco in Serie B, e appena 15 reti subite.

Numeri che dimostrano la solidità e il buon lavoro svolto dal tecnico Filippo Inzaghi.

Inzaghi è reduce da tante esperienze. Lo ricordiamo al Milan, forse ancora immaturo per la serie A, al Venezia, al Bologna. Tutte esperienze che lo hanno segnato più negativamente che positivamente, ma che gli hanno permesso di acquisire quel bagaglio tecnico e quella scaltrezza nella lettura della gara. Ora sembra aver trovato la sua dimensione alla guida del club campano.

Filippo Inzaghi nella cavalcata delle streghe ha utilizzato maggiormente il 4-4-2, anche se in diverse partite ha deciso di optare verso il 4-3-3, dove i 3 attaccanti, a seconda delle circostanze si posizionavano più larghi oppure più stretti, diventando trequartisti.

Grazie all’ampiezza della rosa a disposizione, Inzaghi, ha spesso variato l’undici iniziale, in particolar modo nel reparto avanzato.

La squadra

Il Benevento nella scorsa stagione giocava con molti calciatori provenienti da importanti esperienze in serie A come Maggio, Hetemaj, Sau.

La formazione base scesa in campo più frequentemente è stata: Montipò; Maggio, Barba, Caldirola, Letizia; Insigne, Hetemaj, Viola, Improta; Sau, Moncini.

Le prime riserve erano Di Serio, Del Pinto e Coda. 

La fase di possesso – Costruzione dal basso

La costruzione del gioco, come nelle compagini più titolate in serie A, avviene dal basso. La sfera viene fatta girare in un ‘giropalla’ attendista dai quattro difensori, in modo da poter individuare dello spazio sulle fasce.

I due centrocampisti centrali, in questa fase, effettuano dei passaggi all’indietro finalizzati al mantenimento del possesso palla e al cambio gioco.

Sbloccato il gioco, grazie all’arrivo della palla ad uno dei due terzini, che avranno a loro volta acquisito una posizione più avanzata rispetto ai due difensori centrali, viene intrapresa una giocata sistematica, che porta l’esterno sulla linea degli attaccanti.

Questo spostamento crea spazio. Spazio che sfrutta il centrocampista di turno, che fingendo di andare incontro al terzino in possesso palla, attacca lo spazio che è stato lasciato libero dal terzino. In tal modo Hetemaj e Viola sono nella condizione di poter gestire lo sviluppo dell’azione: servire gli attaccanti o cercare l’imbucata per il taglio delle ali.

La fase di possesso – Verticalizzazione

Un’altra giocata frequente è la verticalizzazione sulle punte. Sau e Moncini si posizionano dividendosi il campo in orizzontale, restando sempre nella zona centrale.

Difficile vedere i due attaccanti posizionati uno dietro l’altro.

In questo modo, il movimento di uno dei due attaccanti è sempre in funzione dell’altro. In pratica, se Sau va incontro al pallone, Moncini attacca la profondità e viceversa. Qualora l’avversario adotti un pressing alto, è facile vedere il lancio lungo per Moncini con Sau che attende il movimento smarcante del compagno.

La fase di possesso – movimento del centrocampo

Quando il gioco staziona a centrocampo oppure sulla linea difensiva, Viola è il centrocampista che si abbassa, componendo il quartetto dei centrocampisti.

Viola è l’uomo dal quale partono la maggior parte delle iniziative. Partendo dall’abbassamento della sua posizione, viene a liberarsi un corridoio ed in tal modo con un movimento a tagliare all’interno del campo, Improta può ricevere la sfera. Parallelamente Letizia, alzandosi molto, favorisce la possibilità di essere servito in ampiezza. Crea in tal modo un dubbio nel terzino avversario, quello di seguire l’esterno di centrocampo o di restare bloccato per limitare l’avanzata del terzino avversario.

La fase di possesso – rifinitura e fase finalizzatrice

Il Benevento è solito attaccare con molti uomini, che si riversano nella metà campo avversaria. In zona rifinitura, sono sempre attenti i due esterni Insigne e Improta, che si posizionano tra la difesa ed il centrocampo. La posizione dei due esterni è quasi sempre accentrata, in modo da potersi predisporre nell’uno contro uno, e così andare al tiro oppure cercare in area le due punte con passaggi smarcanti.

Se la palla è in possesso dei due centrocampisti centrali, i due esterni cercano il taglio alle spalle del calciatore avversario per effettuare direttamente la conclusione in porta.

I due terzini, Maggio e Letizia, accompagnano costantemente la manovra, sfruttando in tal modo l’ampiezza e quando è possibile vanno in sovrapposizione creando la superiorità numerica.

Questo lavoro delle catene laterali permette la produzione di molti cross.

I cross sono un punto di forza del Benevento. La loro frequenza diventa pericolosa per l’occupazione dell’area da parte di 4-5 giocatori.

Spesso accade che, con la palla nei piedi di Letizia, oltre ai due attaccanti di ruolo e ai due esterni di centrocampo, anche Maggio spingendosi in area di rigore cerca la via della rete.

Transizioni in avanti

Alla conquista della palla, nella propria metà campo, il Benevento consolida il possesso della stessa sfruttando i passaggi all’indietro, facendo partecipare a volte anche il portiere.

Laddove vi fosse la possibilità, si tende a cercare gli esterni, garanzia di efficacia nelle ripartenze grazie alla loro velocità. La verticalizzazione è la fase finale della transizione.

La fase di non possesso – compattezza difensiva

Compatta e coesa in difesa, con reparti molto vicini tra loro. Questa è la chiave della solidità del Benevento. I reparti e gli interpreti effettuano sempre movimenti ben collaudati e concedono pochissimo agli avversari.

Nelle fasi iniziali della gara, le streghe lasciano giocare la retroguardia avversaria. Durante la partita modificano questo approccio aumentando il pressing e costringendo gli avversari, intenti in fase di costruzione del gioco, ad effettuare lanci lunghi.

Lo scopo è quello di far indirizzare la palla sull’esterno del campo, che è la miccia per far innescare il pressing e la riconquista.

La fase di non possesso – linea di chiusura

Frequentemente il terzino (Letizia) attacca molto alto l’omologo avversario ricercando l’anticipo con una pressione molto decisa. La copertura è assicurata dai tre difensori (Maggio, Caldirola e Barba) che creano un’unica linea di chiusura, sempre pronta ad accorciare o avanzare coesa a seconda dell’evolversi dell’azione.

In questa fase diviene cruciale il lavoro di pressione portato dalle due punte sul regista avversario.

Maggio, Caldirola e Barba sono molto abili nel gioco aereo.

Quando colpisce di testa uno dei centrali, i compagni di reparto formano un triangolo difensivo, creando così una sola linea di copertura.

Il concetto che è alla base dei movimenti della difesa beneventana è la marcatura a zona.

Pertanto, il loro movimento è effettuato in base alla posizione del pallone, del compagno ed infine dell’avversario. Queste sono le tre priorità.

In questo contesto, i due centrocampisti centrali lavorano in armonia, alternandosi nell’alzarsi e nella copertura.

Transizioni all’indietro

La perdita della palla nella metà campo avversaria, fa disporre il Benevento alla ricerca immediata della riconquista. Il calciatore più vicino all’azione va in pressione sull’avversario. I difensori seguono gli attaccanti anche nella loro metà campo, cercando l’anticipo o impedendogli di girarsi.

Invece, qualora la palla venga persa nella trequarti difensiva, la squadra delle streghe tende ad indietreggiare, soprattutto quando il portatore di palla ha ‘luce’ o lo spazio per attaccare la porta. Si sceglie il male minore, lasciando libero il portatore di palla di condurre l’azione fino all’area di rigore, con la possibilità di calciare nello specchio della porta.

Le modifiche apportate da Inzaghi in questo campionato

Da quanto visto in queste prime tre giornate di campionato, Inzaghi dovrebbe orientarsi verso il 4-3-2-1, sfruttando la new entry Ionita nel ruolo di mezzala e Lapadula come centravanti.

L’attacco sarà supportato da Insigne e Caprari.

Quindi, aggressività e compattezza, senza disdegnare il possesso e la costruzione. 

Le varianti tattiche sannite hanno visto, come detto in precedenza, l’alternarsi di più moduli dal 4-4-2 al 4-3-3, sempre con Insigne largo a destra, con risultati più che soddisfacenti.

La Serie A però è un altro mondo. Non ci si può cullare sugli allori di quanto costruito nella serie cadetta. Inzaghi lo sa e sembra che i sanniti siano diventati una squadra camaleontica, capace di adattarsi a ogni tipo di avversario.

Uomini cardine

Uno dei perni della passata stagione è stato Christian Maggio, che dopo due anni ritrova la serie A. Maggio ha esperienza, carisma, ed è riconosciuto nello spogliatoio come leader nell’aver trascinato il Benevento alla promozione in Serie A.

Tra i nuovi acquisti di personalità c’è Kamil Glik, centrale difensivo ex Torino e Monaco. Certamente è una certezza e darà il suo contributo di esperienza per affrontare la Serie maggiore nel migliore dei modi.

Ionita è un elemento muscolare, con corsa e intelligenza tattica che sarà la pedina importante per il centrocampo sannita.

L’ex giallorosso Caprari, buon elemento, che purtroppo non ha avuto fortuna nelle varie piazze della serie A (Sampdoria, Inter, Parma) ma anche in B (Pescara).

Lapadula, è un bomber combattivo, utile per portare alla salvezza squadre neopromosse, ha una storia che parla da sé.

Infine, il portiere. Lorenzo Montipò che gioca a 24 anni per la prima volta nella massima serie. Dopo tanti anni in prestito, è cresciuto ed è stato premiato come miglior estremo difensore del campionato cadetto. Grande senso della posizione e ottima reattività tra i pali, ma ancora debole nelle uscite.

Non prediligendo la costruzione dal basso che prevede l’impiego attivo del portiere, questo lo libererà da pressioni ulteriori.

Quest’anno la formazione ha subito qualche variazione (4-3-2-1), ma non nello stile di gioco e nell’approccio alla gara:

Montipò, Maggio, GLIK, Caldirola, Barba; IONITA, Schiattarella, Hetemaj; CAPRARI, Insigne; LAPADULA.

Conclusione e speranza

Le neopromosse sono state delle spine nel fianco durante il percorso della Roma lo scorso campionato.

Siamo fiduciosi che Fonseca abbia studiato e trovato delle contromisure contro squadre, come il Benevento, non blasonate ma pronte a vendere cara la pelle.

Importante sarà l’approccio alla gara della Roma, che spesso risulta battagliera contro le squadre più titolate, ma prende sottogamba queste gare, affrontandole in modo morbido e remissivo, come se la vittoria dovesse arrivare da sé.

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