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L’Hellas Verona di Ivan Juric

 

L’Hellas Verona di Ivan Juric

Premessa

Nella prima giornata di Campionato del Torneo 2020/2021, la Roma affronterà l’Hellas Verona.
Considerando che, il precampionato è stato anomalo e difficile da valutare, in quanto troppo ravvicinato alla fine del torneo precedente, e che le squadre, nella maggior parte dei casi, non hanno avuto modo di innestare i nuovi elementi in formazione, dobbiamo fare tesoro di quanto visto nello scorso torneo.
Nelle due finestre nelle quali si è svolto lo scorso anno il campionato di calcio di Serie A, il pre lockdown ed il post lockdown, l’Hellas Verona si è rivelata una delle sorprese, forse maggiormente nella fase prima della chiusura del torneo a inizio marzo.
Facciamo un passo indietro.
Quando fu ingaggiato Ivan Juric, prevalse lo scetticismo a Verona.
Questo ‘preconcetto’ aumentò, durante le fasi del calciomercato, a seguito della campagna trasferimenti, che fece approdare nella città scaligera calciatori poco conosciuti o al termine carriera.
In effetti, si presentava come una stagione in salita.
L’Hellas uscì prematuramente in Coppa Italia a seguito della sconfitta contro la Cremonese in casa 1-2 nel terzo turno eliminatorio.
La dirigenza, tuttavia, credeva nel lavoro del tecnico, memore delle sue passate esperienze a Genova, ed i risultati del lavoro si videro partita dopo partita.
L’Hellas divenne una delle difese meno perforate del campionato.
Juric, da molti considerato l’erede di Gasperini, dopo le esperienze a Mantova, Crotone e Genova, sta dimostrando di meritare questo importante fardello.
L’ex calciatore croato è riuscito a plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza. Ha creato un’identità ben precisa, fatta di aggressività e di organizzazione.
Le stesse caratteristiche che lo avevano fatto apprezzare durante la sua carriera da calciatore.

Modulo di gioco

L’Hellas si schiera con un 3-4-1-2 iniziale.
Fanno parte della compagine una difesa a tre composta da Rrahmani, Gunter e Bocchetti (dove il primo sostituto è stato il giovane Kumbulla, conteso già nel calciomercato di gennaio da Lazio e Inter, ma che dovrebbe approdare alla Roma proprio nelle ore in cui sto scrivendo questo articolo) e la regia di Miguel Veloso, a volte sostituito da Pessina, con la fase di interdizione affidata ad Amrabat, roccia pressoché invalicabile. Gli esterni difensivi, che giocano alti sulla linea dei centrocampisti sono Faraoni e Lazovic, mentre sulla trequarti opera Valerio Verre, che agisce dietro le due punte Salcedo e Samuele Di Carmine.

Statistica

L’Hellas nell’ultimo campionato, da poco terminato, ha avuto un possesso palla medio del 52%, con una media dell’83% di passaggi completati.
Ha avuto, altresì, una media di 1.56 xG a partita, che indica gli expected goal (che misurano la probabilità che un tiro possa essere trasformato in goal), quindi una squadra che crea e concretizza. Dato che è evidenziato dalla media goal 1.22 per match.
La media delle conclusioni nello specchio della porta è di 12.3, delle quali il 35% in porta.
Il gioco dell’Hellas si sviluppa sulle fasce, dove i due esterni hanno una media di 4 cross a partita a testa (48% dalla destra, 52% dalla sinistra).
Questo tipo di gioco, imperniato sugli esterni Faraoni e Lazovic, porta alla perdita del possesso (circa 7 possessi persi a match).
Una caratteristica che risalta all’occhio è l’aggressività dei difensori, che è alla base della filosofia del sistema di gioco di Juric.
I tre centrali di difesa sono coloro che recuperano più palloni, con una media di 7.5 palloni a partita, mentre è più bassa la media degli esterni che si assesta sul 6.

La fase di possesso

La costruzione del gioco della squadra di Juric avviene dal basso, partendo dal portiere Silvestri.
Silvestri si appoggia a uno dei tre centrali, e la squadra cerca subito di allargare il gioco verso gli esterni.
Questi ultimi si alzano e si allargano molto.
In questo modo Juric sfrutta l’ampiezza del campo per guadagnare metri velocemente.
Nella fase successiva, l’avanzamento dei due esterni e i cross, sono le armi fondamentali dello scacchiere tattico scaligero.
Lo sviluppo dell’azione prosegue con il sostegno da parte del centrale difensivo o da parte di uno dei due centrocampisti, a secondo di dove si trova la sfera.
Inoltre, oltre al movimento di uno tra Amrabat o Pessina, segue specularmente un movimento del trequartista o della seconda punta (Verre e Salcedo), che si alternano attaccando la profondità e andando incontro al portatore di palla per aiutarlo nel disimpegno.
In questo modo, i calciatori dell’Hellas attaccano e coprono, in modo quasi perfetto, tutto il fronte offensivo.
Una chiave importante di questa fase è il numero di uomini che attaccano l’area, creando una superiorità numerica, che mette in difficoltà soprattutto le squadre che ‘difendono alte’.

La fase di sviluppo

Avere spesso tre o quattro calciatori che sistematicamente attaccano l’area è una caratteristica ed un’arma micidiale, che spesso l’allenatore avversario deve prevedere, schermando in modo opportuno la difesa.
Ciò porta alla conclusione dell’azione con un cross del quinto di sinistra o del quinto di destra, che frutta l’occasione da rete.
Troviamo questo modo di aggredire la squadra avversaria nell’Atalanta di Gasperini, dove Hateboer e Castagne a destra, e Gosens a sinistra, eseguono il lavoro degli esterni difensivi attuato dal Team di Juric.
La prima alternativa per i centrali di difesa che stanno impostando il gioco è quella di appoggiarsi ad Amrabat, che spesso si propone ai compagni abbassandosi.
Amrabat ricerca subito il trequartista Verre, oppure si allarga sulle fasce alla ricerca di Faraoni o Lazovic.
Un’altra variante, ma poco utilizzata dai tre centrali, solamente in assenza di compagni smarcati e di linee di passaggio ostruite, è il lancio lungo verso Di Carmine, facendo da sponda verso Verre o Salcedo, che preventivamente avranno attaccato lo spazio.
Di Carmine diventa così il fulcro del gioco, perché è l’elemento che permette ai compagni di muoversi attorno a lui o di tentare la ricerca dei due esterni per poi andare nel centro dell’area a ricevere il cross.
Come si nota, la fase offensiva dell’Hellas è molto organizzata. I calciatori hanno un compito ben preciso e conoscono a memoria ogni singolo movimento dell’orchestra diretta dal tecnico croato.

La fase di non possesso

Come descritto in precedenza, l’aggressività dell’Hellas di Juric è talmente asfissiante, facendo un pressing a uomo a tutto campo con tutti i calciatori,  che può ritenersi la prima fase difensiva adottata in caso di non possesso.
Gli esterni si alzano molto cercando i terzini avversari che stanno in fase di costruzione, mentre il trequartista (Verre) marca a uomo il regista avversario.
Le punte cercano un pressing costante sui centrali difensivi avversari, obbligando spesso il portiere a fare dei lanci lunghi o a servire i terzini, i quali sono marcati a uomo dall’omologo esterno difensivo.
L’aggressività mostrata dagli esterni difensivi permette solitamente il recupero palla, e analogamente i tre centrali tramite questo tipo di marcatura ‘vintage’ prendono palla sulla linea dei centrocampisti, rubandola alla punta avversaria.
Una volta recuperata la sfera, il centrale difensivo allarga il gioco rapidamente, chiamando in causa il trequartista, opportunamente schieratosi tra le linee.
Tale approccio dei tre centrali difensivi è una costante degli scaligeri, che sono statistiche alla mano i calciatori che hanno riconquistato il maggior numero di palloni.
Pecca di questo approccio aggressivo è il numero di falli commessi.

La fase di non possesso strettamente difensiva

La difesa del Verona nelle azioni manovrate da parte degli avversari, si focalizza sull’abbassamento degli esterni difensivi sulla linea dei difensori. La superiorità numerica della difesa, che diventa così a 5, porta una libertà maggiore ai centrali di difesa potendo provare l’anticipo senza essere ‘bucati’ dagli avversari.
Ovviamente, devono essere dei movimenti effettuati in modo sinergico e meccanismi eseguiti alla perfezione, perché un solo errore di un elemento della difesa può compromettere tutta la fase difensiva della squadra.
Scorrendo la classifica delle migliori difese della Serie A, il Verona della prima fase risultava dietro solo alla Juventus e all’Inter ed in condivisione con la Roma.
Al termine della stagione, la fase difensiva è leggermente peggiorata piazzandosi comunque sul lato sinistro della classifica con 51 reti subite alla pari della Roma.
La difesa dello scorso campionato era formata da Rrahmani-Gunter (sostituto Kumbulla) -Bocchetti (sostituto Dawidowicz).

Le transizioni

Nelle transizioni positive, il Verona ricerca il recupero della sfera in modo aggressivo, ma senza fallo se è possibile, spostando il gioco sul trequartista o su uno dei due esterni che si propone nel meccanismo studiato sulla fascia di competenza.
Verso il termine della gara, quando solitamente si allungano le squadre, si cerca il lancio in profondità per sfruttare la velocità e la tecnica di Salcedo.
Nelle transizioni negative, alla perdita del possesso, l’aggressione per la riconquista è la prima chiave, anche rischiando un cartellino.

Identità di squadra

La squadra di Juric si contraddistingue per l’organizzazione che la rende un meccanismo perfetto.
Aggressività e intensità sono due dei principi fondamentali della filosofia di Juric.
Sicuramente i punti da migliorare sono nella prolificità e nella concretezza in fase offensiva.
L’attacco crea molto senza realizzare, mancando del giusto cinismo.

Conclusioni

Squadra difficile da affrontare l’Hellas, contro la quale le squadre più attrezzate tecnicamente avranno la meglio, risulta tuttavia un compito arduo per chiunque.
Le partite contro l’Hellas Verona risultano spesso delle gare sofferte dagli avversari, che devono applicarsi fisicamente e restare concentrate per affrontare questa organizzazione scaligera.
Squadra, questa di Juric, che con i dovuti innesti, non ha nulla da invidiare all’Atalanta di Gasperini, anche nella probabile ascesa verso le posizioni più nobili di classifica.

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