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SCOLORITI

Se il derby doveva essere la cartina di tornasole della rabbia giallorossa dopo la debacle di Praga contro lo Slavia, ebbene il risultato finale ha confermato che la Roma è una squadra scolorita. Poco importa se la partita si sia giocata a casa della Lazie o meno: come al solito il tifo romanista è sempre stato presente ad incitare la squadra di Mourinho.

Se si fa eccezione del primo quarto d’ora dove la Roma è risultata essere arrenbbante e corsara, il resto dell’incontro ha acclarato la poca incisività tanto attesa dal popolo della Capitale.

Ancora una volta i nostri non hanno compiutamente approfittato dei passi falsi di Napoli, Milan e Atalanta che, contrariamente alle aspettative, ha difettato nel risultato.

Roma e Lazie certamente ci hanno provato il minimo sindacale anzi, forse decisamente meno, materializzando il detto non scritto ”primo non prenderle” per evitare una crisi abissale che avrebbe certificato il momento di deciso appannamento di due formazioni che hanno altre mire rispetto alla loro posizione in classifica.

Una partita sostanzialmente basata sui nervi dei protagonisti con cartellini gialli sbandierati a destra e a manca da un arbitro che non ha avuto il coraggio di esibire il secondo giallo a un nevrastenico Immobile facendo infuriare, e non poco, Mourinho.

Uno spettacolo veramente modesto, sotto le aspettative che sono state tradite da una squadra (ma anche da un allenatore) rinunciataria sin da subito e che alimenta molti interrogativi a proposito del suo valore e della voglia di calciatori che, probabilmente, sanno che la loro permanenza in giallorosso è pressoché quasi esaurita.

Impietosa è la conferma delle fasce praticamente inesistenti con Spinazzola ai minimi storici e Karsdorp che, a parte ridare la sfera all’indietro, difficilmente azzecca un valido cross.

Inspiegabile è l’atteggiamento di Renato Sanchez, corpo estraneo in un centrocampo che sente l’assenza di un Matic e di un calciatore creativo come il Pellegrini dei tempi belli.

Siamo già in disarmo? Dev’essere la Roma  a smentire questa sgradevole sensazione e, magari, la Società a dimostrare materialmente che crede alla sua creatura magari confermando lo Special One.

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