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Una Roma alla John Wayne

Sarà l’aria del Texas che ci fa rivivere malinconici tramonti ma anche galoppate all’inseguimento dei banditi che hanno rapinato una diligenza della Wells Fargo, ma la Roma che ha giocato stasera nella deserta Scala del calcio, ha fatto fieri i nuovi proprietari nuovamente in tribuna per assistere alla loro creatura.

Certo, si vede che manca una panchina pesante ma il carattere di Zorro Fonseca pare che inizi ad avere un certo peso nel carattere di una squadra che oggi incontrava la prima della classe già definita come una seria outsider per lo scudetto.
Incominciamo a dire che il tre a tre ci sta tutto e rappresenta l’esatta densità di una partita che non poteva meritare altro risultato. Per tre volte in svantaggio e per tre volte recuperato il risultato, questa Roma ha davvero tutte le caratteristiche per dire la sua in questo torneo.
Ci piace constatare la freddezza di Jordan Veretout che, dal dischetto degli undici metri, è implacabile. Così come ci fa felice vedere capitan Dzeko, prendere per la mano la squadra e segnare un imperioso gol di testa. Ma ancor più ci piace il semi-sconosciuto Kambulla che con mossa felina da attaccante consumato, sigla la seconda rete consecutiva che fissa il risultato.

Certo, la difesa ha mostrato alcuni suoi limiti e il gioco non è sempre apparso fluido ma occorre tenere in debito conto il fatto che le partite si giocano sempre in due e che anche l’avversario ha il suo peso.
Stare sotto di una rete dopo neppure cento secondi dal fischio d’inizio avrebbe tramortito un bisonte ma sono bastati dodici minuti per rimettere le cose a posto grazie ad un ritrovato cigno di Sarajevo, oramai convito di restare vita natural durante nella Capitale più bella del mondo.
La partita è scivolata con occasioni d’ambo le parti e ancora una volta, er Sor Mirante, si è gadagnata la pagnotta con interventi sicuramente pregevoli.
Insomma, quello che deve essere notato giustamente è il carattere combattivo di una Roma che, seppur lentamente, sta prendendo coscienza delle sue potenzialità date anche dalle caratteristiche degli esperti over 30 (a proposito, grazie al mestierante Pedro che ha gudagnato d’astuzia il rigore del 2-2!) in attesa di rivedere al centro del villaggio difensivo quello strano inglese vegano con treccine che risponde al nome di Smalling.

Ci credono – e molto! – anche la famiglia Friedkin che immettono un capitale ancor più maggiore di quello che fiscalmente e legalmente occorreva mettere in berta.
Insomma, come si ha modo di capire, nulla a che confrontare con quel Jim Pallotta che ha avuto il solo pregio una decina d’anni orsono, di salvare la società dal baratro.
E, come sempre, Daje Roma Daje.

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