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Empoli 2 Roma 4

Ultimo turno prima della sosta per le nazionali che capita, forse, nel momento sbagliato. La Roma di Mou viene da due vittorie consecutive tra campionato e coppa Italia, con prestazioni altalenanti nell’arco dei novanta minuti in entrambe, come sarà andata la trasferta toscana?

Per una serie fortuita di allineamenti planetari, gli unici indisponibili sono Spinazzola e Pellegrini, se non si considerano Darboe e Diawara impegnati in coppa d’Africa. Ancora fiducia nei due nuovi innesti di gennaio e Zaniolo riportato al fianco di Abraham in quello che sembra un 3 4 1 2 in fase di attacco e un 3 4 2 1 in ripartenza.

Lezione 1: far sembrare facili le cose difficili. In cattedra il professor Tammy Abraham.

Confermatissimo Rui Patricio tra i pali, resta relativamente tranquillo per tutto il maestoso primo tempo giallorosso, senza che siano richiesti interventi degni della sua classe. Nel secondo tempo si sporca un po’ di più le mani e raccoglie in fondo al sacco due palloni su cui nessuno avrebbe potuto niente. Resta sempre valido il suggerimento di una bella benedizione, male non può fare.

Difesa a tre con Smalling centrale, Ibanez a sinistra e capitan Mancini a destra. Ottima prova del due RogerChris, meno brillante del solito Gianluca. Nervoso e scontroso, ricorre troppo spesso al fisico snobbando di brutto la tecnica che altre volte ha dimostrato di possedere. Nella ripresa i gol arrivano tutti e due dal suo lato, ma lì c’è anche lo zampino di altri.

Come detto, finalmente un sereno Roger gioca una buona partita fatta di tante chiusure semplici e intelligenti, senza disdegnare il pallone in tribuna quando necessario. Molto bloccato dietro, non si getta all’arrembaggio e chiude gli spazi dal suo lato, persistono le incertezze in fase di costruzione, ma non è mancino e questo non lo aiuta di certo. Irreprensibile e troppo superiore Smalling, fuori categoria per l’attacco empolese.

Lezione 2: esultare per un gol che scoprirai non tuo nell’intervallo. Professor Gianluca Mancini.

Sulla mediana girano a corrente alterna Karsdorp, Cristante, Sergio Oliveira e Maitland-Niles. Detto del mirabile primo tempo di tutta la squadra, nel secondo Rick viene messo sotto pressione dai continui attacchi degli avversari, finendo per soccombere in quella che non è la sua caratteristica migliore: la fase difensiva. Spesso saltato, mal aiutato dal centrale dietro di lui (Mancini, appunto), zero dialogo, si rovina la prestazione con giocate insufficienti e poco furbe.

Bryan gioca una partita tutto sommato tranquilla, impegnato a coprire, interdire e pochissimi compiti di regia, gira col motore al minimo e porta a casa una buona prestazione senza infamia e senza lode. Chi, invece, è da lodare è Oliveira, per gli amici Sergio. Al posto degli scarpini una calamita per il pallone, una visione del campo a 270° e una delicatezza nel tocco della sfera che profuma d’amore. Il gol è la cosa più brutta che ha fatto nel corso del match. Imprescindibile.

Bene anche l’ora di gioco di Maitland-Niles, anche se su una porzione di campo non sua. Molto presente in fase d’attacco, sforna belle sgroppate sulla fascia nel primo tempo mettendo in apprensione eterna il pacchetto arretrato dell’Empoli. Nella ripresa Mourinho lo toglie per Viña per garantire maggiore copertura, data l’abitudine dell’uruguaiano a essere meno offensivo. Mossa che costringe gli avversari a spostare le trame sull’altro lato togliendo aria alla manovra dei padroni di casa.

Lezione 3: il gioco del calcio e cosa fare col pallone tra i piedi. Professor Sergio Oliveira.

Più o meno sempre in coppia sulla trequarti, Zaniolo e Mkhitaryan. Il vero “10” che funge da raccordo tra le punte e il centrocampo è ovviamente l’armeno, autore di un primo tempo sontuoso in cui nessuno ha capito come arginarlo. Semplicemente devastante palla al piede, molto astuto a non farsi mai trovare due volte nella stessa zolla di campo, mandando in tilt ogni tentativo di marcatura preventiva.

Torna al gol Nico e siamo tutti contenti, in primis lui. Sempre al servizio della squadra, cerca con insistenza i compagni ed essi ricambiano volentieri. Quando può, parte palla al piede in quegli strappi che sono il suo marchio di fabbrica mandando in blackout le sinapsi dei difensori che spesso, sempre, sono costretti a buttarlo giù. Abbatterlo e l’unico modo per arginarlo, perfino in area di rigore ma da regolamento evidentemente lì non è permesso fischiargli fallo a favore.

Con il numero 9, unica punta per larghi tratti della partita, Abraham. Solitario nella notte toscana va ovunque nella metà campo empolese, chi lo incontra ha gran paura di ciò che potrebbe fare, sul suo volto una maschera di pura concentrazione e voglia di spaccare il mondo. Si, ho parafrasato la sigla dell’uomo tigre. Però è quello che è: una bestia indomita autore di due bellissimi gol che lo portano dall’essere l’attaccante migliore del campionato a essere l’attaccante migliore del campionato per distacco. Meglio di così non saprei come descrivervelo.

Lezione 4: mai arrendersi e continuare a insistere sicuri che tutto tornerà com’era. Professor Nicolò Zaniolo.

Buona la prova di Viña nell’ultima mezzora che annulla di fatto la pericolosità dell’Empoli sulla fascia destra, prezioso l’ingresso in campo di Veretout al minuto 74 per rinforzare la mediana e chiudere definitivamente le velleità arrembanti dei padroni di casa e minuti preziosi per Felix al posto di Zaniolo che, dopo due anni fuori, ancora non può avere i 90 minuti nei polmoni.

Una Roma buona, che poteva essere strabordante e imperiosa se non si fosse messa paura di se stessa nel secondo tempo. Serve stabilità mentale e bisogna imparare a controllare l’euforia e la preoccupazione nascente dopo aver subito un gol dopo averne segnati quattro. L’esperienza è ciò che manca e quella non la puoi comprare, ma gli uomini che già ce l’hanno si, in questo quadro si inseriscono gli innesti di Sergio e Maitland-Niles. Poi dicono che il mercato di gennaio non serve…

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