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Partita stregata e Roma defraudata dalla sorte

Se esiste un Dio del pallone non è certo romanista. Sono stati bem quarantasei i tiri calciati dai giallorossi ma che hanno maturato solo una rete e quattro legni che non hanno ripagato una squadra che per 95’ ha combattuto per battere il retrocesso Venezia che per oltre un’ora è rimasto in dieci uomini per un sacrosanto rosso che ha punito un fallo intenzionale di Kiyine nei confronti di capitan Pellegrini.

Una partita che ha salutato l’Olimpico per questa stagione sicuramente non fortunata e non certo amata dalla classe arbitrale e dalla Federazione Gioco Calcio.

Incontro iniziato subito in discesa dal momento che neppure messo il pallone per il calcio d’inizio il Venezia passava in vantaggio con una incredibile rete di Okereke che beffava una difesa che ancora doveva scendere in campo.

Da quel momento in poi la squadra di Mourinho ha iniziato a sviluppare il suo gioco provandoci ininterrottamente ma sbattendo contro il muro dei veneziani e, soprattutto, di una indicibile sfortuna che si è coniugata con alcuni interventi maiuscoli dell’estremo difensore dei neroverdi.

Uno stadio al massimo della capienza si attendeva ben altro esito da un incontro che per il Venezia non aveva più nulla da dire a questo campionato ma che ha dovuto attendere fino al 76’ per salutare lo strameritato pareggio realizzato da Shomurodov.

L’amaro in bocca rimane ma resta anche impagabile l’impegno profuso dalla squadra dello Special One che, seppur lentamente, ha iniziato ad apprendere i suoi metodi e la sua filosofia a proposito del calcio.

Inutile girarci intorno. Il popolo romanista attende con trepidazione la finale di Tirana per coronare un sogno che invita a mirare in alto. Ma per questo, c’è ancora tempo.

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