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Lettera aperta ai Friedkin

Il sottoscritto non può che ignorare il reale motivo che vi ha spinto ad acquistare la Roma. Siete riconosciuti e stimati uomini d’affari che, stando ai risultati, difficilmente effettuano un investimento sbagliato. Che anche in ambito sportivo ci sia da guadagnare con quanto ruota a lato di una squadra di calcio conosciuta a livello globale, è alquanto risaputo e la Roma – per sua fortuna – porta nel suo DNA, il nome di una città famoso nel mondo.

Inutile ripetere le glorie di un impero che duemila anni fa circa, era considerato il più forte esistente sulla faccia della terra, così come appare inutile sottolineare le bellezze artistiche, storiche, culturali e religiose che sono concentrate in questa millenaria città.

Appare evidente che se una squadra di calcio – sport tra i più popolari al mondo – che si chiami Roma, entra a far parte di quella elite di team vincenti, il riscontro commerciale sarebbe incredibile.

Penso che sia per questo, che il gruppo Friedkin abbia deciso investire su di una società totalmente da riorganizzare e da sanare a livello economico, pur sapendo che parallelamente sarebbe stato necessario costituire una squadra di atleti in grado di raggiungere quei successi sui quali si basa la popolarità della stessa.

Ho potuto riscontrare che moltissime cose sono state fatte a livello di chart aziendale e che questo reale anno zero, è iniziato con l’inserimento  di un allenatore vincente che non abbisogna di presentazioni dal momento che il suo curriculum parla per lui in modo esaustivo.

Avete sicuramente notato quanto i tifosi giallorossi siano attaccati ai colori da loro amati e di dimostrazioni di tangibile affetto, hanno per loro parlato sempre i fatti.

Che Roma intesa come concetto calcistico, sia una cosa seria ed impegnativa, è stato certamente considerato ma, se permettete un piccolo inciso, la cosiddetta ‘’piazza’’ è una belva pronta ad accomodarsi ai piedi di chi dimostra amore nei confronti dei colori ma anche pronta a sbranare chiunque non li gradisca o li osteggi.

I tifosi di questi ultimi decenni sono particolarmente legati a due Presidenti che hanno saputo riportare entusiasmo e vittorie in una città difficile come la Capitale.

L’ingegner Dino Viola, un uomo che macinava chilometri in bicicletta per assistere alle partite della Roma in gioventù, è stato colui che ha restituito dignità ed importanza ad una ‘rometta’, seguendo il proprio cuore ma anche la sua filosofia. Pur Presidente, era il primo ad arrivare a Trigoria e l’ultimo ad uscirne, senza prima aver controllato se fossero state spente tutte le luci. Viola è l’uomo che ha riportato lo scudetto dopo oltre 40anni e che, quando tutte le squadre inseguivano Zico, Socrates e Junior,  ha portato un certo – e sconosciuto – Paulo Roberto Falcao. Viola è stato il Presidente che ha vissuto l’unica finale di Coppa dei Campioni proprio all’Olimpico, perduta solamente ai rigori contro l’inarrestabile Liverpool di Rush.

Se parliamo di Franco Sensi, è stato il Presidente che ha dilapidato miliardi di lire per acquistare campioni del calibro di Batistuta e Cassano, per vincere il tricolore festeggiato da oltre due milioni di persone in una Roma impazzita di gioia. È stato l’uomo che avrebbe meritato ben altre soddisfazioni che non ha potuto avere, così come Dino Viola che si è visto rubare scudetti da quei poteri forti che da sempre – ossia da quando la Roma diventò grande negli anni’80 – hanno ostacolato in tutti i modi possibili il suo cammino.

Ora che un solido gruppo imprenditoriale americano che lascia parlare i fatti piuttosto che le parole, e ora che uno tra i più bravi allenatori del mondo siede sulla nostra panchina e che razionalmente predica calma e tempo per arrivare ai risultati sperati, quel potere di cui sopra, sta castrando ogni nostra aspettativa nel modo più sporco che si possa fare.

Credo che sia giunta l’ora di smettere di piangersi addosso e di incominciare ad aprire la bocca per far valere le proprie ragioni e i propri diritti. È possibile certamente perdere sul campo per tantissimi motivi, ma non perché un arbitro è incapace oppure fa il suo lavoro in mala fede. Avete investito circa 500 milioni di euro e dovrete continuare ad investire per allestire una squadra capace di vincere, è giusto far rispettare i vostri interessi anche a nome di un popolo di tifosi che non ne può più di subire torti e di sentire commenti irriverenti da parte di prezzolati pennivendoli con il dente avvelenato.

Ricordatevi che Roma per quanto ama è capace anche di odiare con la stessa intensità.

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