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Benevento 0 Roma 0 Pari e Basta

Smalling. Kumbulla. Ibanez. Cristante. Santon. Zaniolo. Più Pedro a mezzo servizio, Fazio che ha esordito in campionato ieri, Juan Jesus inadatto al gioco di Fonseca, Bruno Peres titolare con tutti i suoi limiti tecnici. Prima di addentrarci nell’analisi della partita, forse è bene ricordare le assenze di questa squadra. Non che siano giustificazioni, ma penso che se a qualunque squadra gli togli due terzi della difesa titolare più due ricambi e il miglior prospetto della rosa, è normale che vada in difficoltà.

Detto questo, analizziamo la gara del Vigorito di ieri sera. Pau Lopez in porta, che a forza di inoperosità si sta rivalutando agli occhi del mercato. Ha giocato più tempo “libero” dietro la difesa che tra i pali, mancava solo facesse anche il regista in costruzione.

Difesa rattoppata alla bene e meglio con Spinazzola terzo centrale, comunque buona la sua prestazione soprattutto quando ha capito che il Benevento di attaccare non aveva intenzione e s’è spinto in avanti a cercare di fare ciò che a Bruno Peres non è mai riuscito. Fazio, arrugginito e macchinoso ai limiti del grottesco nella prima metà del primo tempo, trova poi fiducia e giocate col passare dei minuti, stremato lascia il campo a Juan Jesus in giornata si. Chiude il trio la colonna d’Ercole Gianluca Mancini, che in pratica fa reparto da solo.

unico abile e arruolato, Mancini tiene in piedi il reparto difensivo praticamente da solo

A sinistra un fuori sincrono Bruno Peres che, costretto a rientrare sempre sul piede destro, applica alle azioni di gioco quel costante ritardo da renderle nulle: Trenitalia t’aspetta. Perno del centrocampo un Villar leggermente in ombra e fuori giri in alcuni passaggi, la titolarità se l’è meritata con ottime prestazioni, ma avrebbe bisogno di tirare un po’ il fiato anche lui ogni tanto. Veretout, invece, è convinto di essere ancora a Braga e gigioneggia più sull’esterno destro che vicino al compagno di reparto, pestando i piedi a Karsdorp che, però, pare gradire la cosa accontentandosi di rimanere in copertura senza mai spingere. Stanchezza o dettame tattico?

Libero di fare ciò che vuole Lorenzo Pellegrini: il NOSTRO capitano, al contrario di ciò che s’è visto contro l’Udinese, viene però ben mercato dalle strette linee difensive delle streghe, impedendogli di ritagliarsi un posto al sole per essere pericoloso. È solo colpa sua o, ogni tanto, possiamo dire che sono stati bravi gli altri a neutralizzarlo? Ricordiamoci che pure Juan Jesus ha annullato Messi. Dopo tutto è umano anche Lorenzo.

Che piaccia o no ciò che fa fuori dal rettangolo verde, Lorenzo è il nostro capitano.

Mkitharyan e Mayoral chiudono l’undici di partenza. Per loro vale lo stesso discorso fatto per il capitano: impattano come onde sugli scogli avversari senza romperli, ma infrangendosi. Ci provano, pure quando non dovrebbero, a duettare con scambi rapidi e veloci, ma spesso finiscono irretiti dalla superiorità numerica. Non puoi abbattere un muro con uno spillo, serve una palla da demolizione, ma ne l’armeno ne lo spagnolo lo sono.

Fonseca si lascia attrarre dal miele della superiorità numerica come un orsacchiotto goloso qualunque e, rinunciando al suo integralismo, si gioca la carta delle due punte inserendo Dzeko per un etereo Jordan. Tutti glielo hanno chiesto e alla fine lui ci ha dimostrato perché il bosniaco e Borja non possono giocare contemporaneamente. Soprattutto contro chi fa dell’anticalcio il suo unico schema di gioco. Per rendere ancor più affollata l’area dei giallorossi sbagliati, inserisce anche Pedro per Karsdorp ed El Shaarawy per Mkitharyan. Risultato? Assembramenti pericolosi in area di rigore e basta, senza reali pericoli per la porta di Montipò.

Contro il Benevento, a Juan Jesus gli andava di giocare e si è visto.

Il Benevento rinuncia a giocare quasi totalmente, lasciando a Lapadula il compito di duellare con tutta la difesa della Roma e arroccandosi ancora di più a difesa dello zero a zero dopo il rosso a Glik. È una tattica come un’altra e non sta scritto in nessun regolamento che è vietata usarla. Discutibile è, semmai, la scelta di buttarsi a terra ad ogni contatto, lamentarsi per ogni decisione arbitrale, provocare costantemente gli avversari con simulazioni e pianti di dolore. Queste sono le cose che rendono una squadra piccola, non il monte ingaggi o la disponibilità di fondi per il mercato. Dispiace.

Vedendo i risultati degli altri una vittoria sarebbe stata sicuramente una buona notizia, ma se ho letto bene la classifica siamo ancora in lotta per l’obiettivo stagionale: la qualificazione alla prossima Champions League. Non siamo in zona retrocessione e i sogni scudetto non ci appartengono ancora, se qualcuno si è fatto voli pindarici in certe direzioni forse sarebbe il caso rimettesse i piedi per terra e affrontasse la realtà. Fatevi un favore: smettete di dare retta agli imbonitori e non fatevi raccontare ciò che succede, osservatelo coi vostri occhi.

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