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Analisi logica

Oggi su Twitter leggo un tweet che recita

via Smalling, Kumbulla, Ibanez, Mancini, Karsdorp, Viña, Cristante, Veretout. Dopo 5 mesi di questa #ASRoma mi viene in mente solo una parola ‘’rivoluzione’’. Vitale per la nostra futura sopravvivenza una rivoluzione tecnica.

Capisco che è un drammatico appello alla proprietà affinché reagisca per ovviare all’evidente gap che la squadra ha nei confronti delle cosiddette ‘grandi’ e per poter finalmente combattere ad armi pari.

Potrei anche concordare in linea teorica e salire sul carro di coloro che fanno parte di quel segmento di giocatori di fantacalcio o della Playstation dove ogni acquisto e scambio di calciatori è sempre possibile  in quanto virtuale. Il problema, però, è riconducibile al fatto che i proprietari della Roma non sono sceicchi che possono fare affidamento a miliardi di dollari di capitali propri ai quali, spendere qualche centinaio di milioni di euro per il loro giochino [leggasi squadra di calcio blasonata], non fa ne caldo ne freddo.

La società è in mano a degli imprenditori che, per quanto ricchi, non vogliono sprecare risorse ma pianificare con raziocinio ed intelligenza, una costante crescita.

In quest’ottica si inquadra Mourinho che ha considerato in un triennio, il periodo per poter alzare il valore qualitativo di una squadra che ha trovato con una situazione debitoria e di costi gestionali da impressionare chiunque.

Vero è che ci si è trovati dinnanzi all’emergenza Spinazzola, necessariamente rimpiazzato con  Viña che proprio poco non è costato e che probabilmente, senza l’infortunio del nostro nazionale, il famoso regista tanto invocato dallo Special One sarebbe stato acquistato.

Si punta il dito contro Tiago Pinto che, vuoi o non vuoi, ha saputo recidere i rami secchi presenti e villeggianti in quel di Trigoria, tagliando le spese gestionali di oltre 20 milioni all’anno, portandole da 110 a 90 milioni.

La proprietà ha sborsato finora, circa mezzo miliardo tra risanamenti ed acquisti, evitando di vendere i pezzi pregiati della squadra, cosa che Jim Pallotta non avrebbe evitato di fare.

Certo che se prendiamo in considerazione i campioni che hanno giocato con la Roma negli ultimi anni da Salah ad Alisson passando per Marquinos e Rudiger tanto per ricordarne alcuni, sicuramente avremmo avuto ben altre soddisfazioni sia in Italia che in Europa.

Vero è che ci sono giocatori attualmente in rosa che sarebbero ideali panchinari pronti a subentrare in caso di necessità o per essere utilizzati  nelle rotazioni della squadra titolare ma supporre che il prossimo calciomercato ci regali campioni e fuoriclasse in tutti i reparti di gioco, è semplicemente illusorio e fuorviante.

Lo Special One, oltre a saper come gestire la comunicazione con l’esterno, deve tuttavia imprimere quel suo speciale marchio di fabbrica, rivoluzionando la mentalità dei giocatori che sta gestendo e lo deve fare subito.

Leggere dichiarazioni rilasciate dai nostri giocatori dopo aver maturato un risultato deludente, del tipo ‘’dobbiamo lavorarci sopra’’, oltre che essere un ridondante ritornello è anche offensivo per una tifoseria passionale come la nostra che è ben stanca di leggere questo tipo di proclami.

Non serve suggerire a Mourinho cosa non va e chi sono i calciatori che devono essere rimpiazzati – almeno dal ruolo di titolari – perché la sua innegabile esperienza è tale da poter gestire queste fasi per proprio conto.

E neppure è necessario appellarsi ai Friedkin per sollecitare nuovi investimenti. Per loro la società Roma dev’essere un investimento a medio termine [ecco la ragione dei tre anni di Mou] che viene pianificato anno dopo anno a seconda dei risultati acquisiti, delle circostanze maturate e dell’oggettivo contesto in essere. Certamente sono i primi a voler un team vincente che conquisti notorietà a livello mondiale onde poter produrre quei ricavi – dal merchanding agli eventi – con i quali viene ripagato l’investimento iniziale e quelli successivamente fatti fino a giungere al cosiddetto break event point.

Lasciare lavorare la squadra senza soffiare sul fuoco ma sempre vigili su qualsiasi evento stonato potesse verificarsi durante questo primo anno dell’era Special One. Questa è la sola cosa da fare.

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