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Cos’è la Romanità

Quando Antonello Venditti in epoche non sospette, creò il suo inno alla Roma, scrisse queste parole:

Dimmi cos’è, cos’è
Che batte forte, forte, forte in fondo al cuore
Che ci toglie il respiro
E ci parla d’amore…

Chi non ha la Roma nel cuore, può comprendere fino ad un certo punto il senso del testo “Grazie Roma”, sicuramente annichilendolo perché non lo sente proprio.
Differente la condizione dei tifosi della Roma (Rometta o Magica che sia, poco importa) che vivono sulla propria pelle delle vibrazioni che sono uniche e spesso irripetibili.


Ne sa qualcosa quel tifoso presente all’Olimpico il 20 marzo del 1985, giorno del ritorno dell’incontro della Coppa delle Coppe Roma-Bayer
n Monaco. All’andata, un ininterrotto flusso di tifosi romanisti riempirono la capitale della Baviera, dipingendo Monaco di giallorosso dopo esservi giunti con charter, pullman, treni speciali e auto. Nell’allora avveniristico Olympia Stadium la squadra comandata da Sven Goran Eriksson rimediò un tondo 2-0 che pregiudicava il cammino in coppa ma, il ritorno non spaventò affatto il tifo capitolino che riempì il vecchio Olimpico non ancora contaminato dai lavori di Italia ‘90.

Quel giorno a Roma scese un significativo diluvio che non mortificò il tifo della Sud che incitava la squadra che aveva ben iniziato l’incontro. Ma proprio quando si pensava ad una possibile rimonta Tancredi, il portiere dello scudetto, atterra in area un avversario lanciato a rete. Rigore indiscutibile trasformato da Matthaus. La Roma continua a macinare gioco pur rendendosi conto delle poche chances a disposizione ma nel secondo tempo, Sebino Nela amorevolmente soprannominato dai tifosi “quattrocosce” sigla la rete dell’illusorio pareggio che anticipa il nuovo vantaggio dei bavaresi con Kogl. Questo significa esclusione dal torneo e passaggio del Bayern Monaco ma anche l’inizio di una magia che solo i ragazzi della Sud -seguiti progressivamente da tutto lo stadio- potevano ideare.


Un primo gruppetto di tifosi innalzano fieramente le proprie sciarpe giallorosse ed intonano per la prima volta, sulle note di Que Serà Serà questo motivo “Che sarà sarà, noi sempre ti sosterremo, ovunque ti seguirem, che sarà sarà”. È un vero e proprio contagio che inizia al ventesimo del secondo tempo e proseguirà ininterrotto fino al fischio finale sorprendendo tutti. Tancredi piange commosso, Viola affermerà che la Sud ha dato una grande lezione che merita di essere ripagata, l’allenatore dei tedeschi Lattek ammetterà che uno spettacolo del genere non lo aveva mai visto in nessuna parte del mondo, i giocatori del Bayern sorpresi di tanto amore sono sbalorditi e anche un po’ invidiosi di questo tifo verace e sincero che ha la Roma.
Quel giorno la Sud e tutti i tifosi hanno evidenziato, con un improvvisato atto d’amore, la fede nei colori giallorossi che sempre contraddistingue gli appassionati della Roma che da Campo Testaccio in poi hanno accompagnato la squadra e ciò che questa significa.

La Romanità è un panino con frittata diviso in curva in attesa della partita; è la sigaretta scroccata dal vicino perché con gli ultimi euro si è acquistato il biglietto; sono i chilometri macinati in autostrada per essere vicino alla squadra anche nelle trasferte più insidiose; è la pioggia che ci ha inzuppati dalla testa ai piedi per assistere ad una partita anche poco importante; sono le discussioni fatte con tifosi di altre squadre per difendere i propri colori; sono i minuti finali dell’incontro dove ogni risultato potrebbe essere possibile; sono le speranze per l’acquisto di questo o quel giocatore che farà grande la Roma; sono gli sfottò goliardici propri della gente di Roma; sono quegli scudetti vinti dove uno ne vale dieci; è quella generosità che ha sempre contraddistinto la stirpe romana e romanista; ed è anche molto di più.
Per capire questo, non serve studiare alcun testo: occorre solo essere romanisti e se non lo sei, non lo diventerai mai.

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