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AS Roma: la parola a Lorenzo Contucci

Abbiamo il piacere di avere con noi, l’avvocato Lorenzo Contucci, per parlare di AS Roma.

Innanzitutto grazie per la disponibilità. È un piacere immenso da parte nostra, poter aprire un dibattito con una persona autorevole come te.

Partiamo dalla petizione che riguarda il ripristino del vecchio stemma. Quali sono i motivi che ti spingono ad intraprendere una battaglia del genere? A tuo avviso ci sono gli estremi per giungere ad una mediazione, tra tradizione ed esigenze di marketing (per esempio, aggiungendo AS alla scritta Roma)?

Anzitutto grazie per darmi questa occasione di spiegare il mio punto di vista.

Chi mi conosce sa bene che ho a cuore, sin da quando costruii il sito  www.asromaultras.org, le questioni relative alla conoscenza della storia della Roma e al mantenimento di alcuni valori tradizionali. Prima dell’avvento dei social, con l’aiuto di tutti i tifosi che visitavano il mio/nostro sito, ci battemmo per il ritorno al rosso con i bordi gialli della maglia della Roma (www.asromaultras.org/campagnapermanentemaglie.html) dopo che la Diadora nel 2006/07 aveva introdotto il nero e una linea non tradizionale.

Ci riuscimmo e dalla stagione dopo la Roma giocò con la maglietta rossa con i bordi gialli.

Nessuno disapprovò la campagna dicendo “ce so’ cose più importanti” ma erano altri tempi.

Un’altra battaglia, più sfumata, fu anche per la reintroduzione dei corretti colori di Roma sulle maglie, tant’è che all’epoca chiesi il pantone al Comune di Roma stesso, pubblicandolo poi sul sito (www.asromaultras.org/maglienuova_anni20.html).

Certo c’era anche chi diceva “il nostro colore è il giallo e il rosso” al di là delle sfumature che rendono i nostri colori unici, visto che non siamo né il Lecce né il Catanzaro, ma Italo Foschi scrisse che  “La nuova squadra giuocherà con la maglia dai colori di Roma” e questo mi/ci bastò, sicché se ora guardate la Curva Sud potrete vedere che più o meno, i colori delle bandiere sono corrette così come la maglia dello scorsa stagione.

Su questo ultimo aspetto debbo dire che la Roma di Pallotta è stata attenta, così come è stata lungimirante nel dotare la Società di un centro studi con il compito di organizzare l’archivio storico della Roma, cosa mai fatta prima e che avrebbe evitato tanti problemi identitari.

Una precisazione per un hater che aveva scritto su Twitter quando sono intervenuto poco tempo fa: il mio sito non ha i colori corretti del pantone di Roma (Rosso Roma 202C e Giallo Roma 130c). In primo luogo perché quando lo costruii nel 1999 i colori esatti di Roma manco si sapeva quali fossero a meno che non si lavorasse nell’ufficio apposito del Comune; in secondo luogo perché non ho la capacità tecnica per poterli inserire. Se mi desse una mano invece di chiacchierare, faremmo prima! Contrariamente a quello che alcuni pensano, al sito lavoro solo io e, da qualche anno, Andrea, una sorta di mio alter ego, anch’egli romanista praticante ed archivista nato.

Roma

Usiamo addirittura Seamonkey (il vecchio Netscape) per proseguire la costruzione giornaliera del sito (che ha 308.943 elementi al suo interno tra fotografie e pagine) e non abbiamo alcuna competenza tecnica che vada oltre il suo utilizzo (l’hater mi chiese: “possibile che non usi xxxxx?”. No, non lo uso perché non lo so fare e perché al sito mi ci dedico strappando ore al sonno e non per lavoro, da più di 21 anni.

Per quanto riguarda lo stemma, non stiamo certo parlando di una mia nuova posizione.

Nel 1996/97 il CUCS fece una petizione – raggiungendo l’obiettivo – per tornare al “vecchio” stemma, con lupa capitolina e l’acronimo ASR, al posto del lupetto che era stato introdotto per ragioni di marketing e di copyright (www.asromaultras.org/9798RomaJuventus.html), visto che all’epoca la Roma non poteva usare la lupa capitolina. Anch’io aderii come la totalità della Curva Sud, la cui volontà fu recepita dall’ultimo Presidente tifoso della Roma, Franco Sensi.

Tale simbolo, che ci rendeva perfettamente riconoscibili ovunque, venne modificato in modo non preannunciato da Pallotta pochi giorni prima l’infausto derby di Coppa Italia del 26 maggio 2013; il che fino agli anni ’60 ne avrebbe comportato l’automatica eliminazione, come avvenne per le maglie di Roma/Genoa del 1951/52 (www.asromaultras.org/5152RomaGenoa.html).

Chi come il sottoscritto frequenta lo stadio da una vita, ha potuto ben vedere come il “nuovo” stemma fosse né più né meno quello dei bancarellari che vendevano i gadgets fuori lo stadio, che evidentemente avevano avuto l’idea prima (www.asromaultras.org/updates_aprile-maggio2013.html).

Anche dopo quella improvvida mossa, motivata con ragioni di merchandising che avrebbe consentito di comprare campioni e vincere trofei, mai arrivati, la parte di tifoseria nella quale mi riconosco si sollevò, attuando una dura campagna, come del resto hanno fatto molte altre tifoserie nel mondo (su tutte, i tifosi dell’Everton – provinciali anch’essi? – che costrinsero la propria società a tornare sui suoi passi).

Ritengo quindi assolutamente naturale che, con il cambio dei vertici societari, si riproponga la questione a Friedkin: non si tratta di una contestazione, come qualcuno ha osservato, visto che è appena arrivato ed eredita una non facile situazione pregressa, ma di un suggerimento rivolto dalla parte più calda del tifo giallorosso.

Certamente non può farmi/ci cambiare idea chi ritiene il lupetto (cui tutti siamo affezionati) il vero simbolo della Roma o chi ha scritto “chi se ne importa dello stemma, basta che vincemo”; in primo luogo perché i fondatori scelsero la lupa romana (che era della Fortitudo, inizialmente su sfondo verde per omaggio all’Alba) e, dal 1928, l’acronimo ASR; in secondo luogo perché noi non siamo quel tipo di tifosi che, pur di vincere, sono disposti a rinunziare alla propria anima: in ogni caso, l’una cosa non esclude l’altra. Se la mettiamo dal punto di vista scaramantico, con il “nuovo” stemma non abbiamo vinto nulla nonostante le promesse e quindi torniamo al vecchio (che è di proprietà della Roma e di nessun altro) con il quale abbiamo vinto l’ultimo scudetto; del resto l’omaggio al lupetto già c’è, sulla seconda maglia.

Approfitto di questa intervista per chiarire gli ultimi punti.

La Roma è la squadra di Roma (e non, come quegli altri, una squadra di Roma) e la nostra società si chiama Associazione Sportiva Roma. Viviamo in un mondo pallonaro ben diverso da quello del passato. Nel precisare che lo stemma può essere diverso dal logo che appare sulle maglie, se guardate bene, il logo/stemma della Roma raramente è apparso sulle maglie della nostra squadra. E’ accaduto dal 1937/38 al 1941/42 (logo circolare con acronimo ASR), sulla seconda maglia del 1958/59 e del 1959/60 (logo circolare con acronimo ASR in diversa forma grafica). Dal 1960/61 al 1962/63, invece, apparve un logo circolare con scritto AS Roma (in alcuni casi andava a coprire il coccodrillo della Lacoste con cui a volte la Roma ha giocato). E’ bene però precisare che lo stemma – quello della carta intestata – era sempre la lupa capitolina con l’acronimo ASR.

Poi la Roma giocò senza logo sulle maglie fino al 1978/79: non si poteva usare la lupa capitolina per ragioni di copyright e, dopo le tourneé negli Stati Uniti, a Gilberto Viti venne in mente di adottare un logo diverso, anche per ragioni di merchandising; sicché venne dato incarico a Gratton che disegnò il famoso lupetto, inizialmente disprezzato, poi accettato e infine piaciuto anche a suon di vittorie.

Il lupetto rimase fino al 1996/97: il CUCS, richiamando la tradizione, che non è quindi una invenzione del sottoscritto, chiese ed ottenne a suon di firme (11.927) la reintroduzione della lupa capitolina con l’acronimo ASR sulle nostre maglie. A quel punto, stemma e logo coincidevano.

Per tutti gli anni antecedenti (e quindi tra il 1963/64 e il 1977/78) si è giocato senza logo/stemma sulle divise e ciò in quanto era sufficiente la maglia a far riconoscere la squadra, non solo in Italia ma nel mondo. In più, si era in epoche in cui vi era una forte presenza di giocatori locali attaccati alla maglia, che realmente combattevano per essa.

Al tempo di oggi, giochiamo con improbabili terze divise anche contro la Juventus, pure irriconoscibile, per via di queste cervellotiche regole di mercato (vorrei conoscere personalmente chi comprerà la terza maglia del Manchester City: ha bisogno di un T.S.O.), e quindi acquista importanza, per chi ha questa impostazione, avere una maglia su cui campeggi il simbolo sociale che venne rivoluto 23 anni fa dalla tifoseria “praticante” e per essa intendo quella che frequenta lo stadio con assiduità.

A mio parere ci sono buone prospettive per contemperare il marketing con le esigenze di tradizione. Anzitutto, lo straniero di turno che viene a Roma compra la maglietta qualsiasi sia il logo che vi appare.

In secondo luogo, sono stato sommerso, già in passato, da decine di proposte grafiche che sono riuscite a trovare il giusto punto di incontro tra tradizione e innovazione, con la differenza che quelle che ho ricevuto erano state fatte da Romanisti con la R maiuscola; quella attuata dalla dirigenza Pallotta è stata invece commissionata e ben pagata a persone che per vedere dove si trova Roma debbono cercare sul mappamondo.

Ad esempio, basterebbe mettere sotto il vecchio stemma, al di fuori dello scudo, la scritta AS Roma.

In terzo luogo, Barcellona, Real Madrid, Milan, Borussia Dortmund, Boca Juniors, Inter, Porto e potrei continuare a lungo, hanno tutte un acronimo: persino il Liverpool (che tempo fa modificò il logo adottando la scritta Liverpool Football Club) sulle maglie ha reintrodotto l’acronimo L.F.C. e, debbo dire, chiunque è in grado di riconoscerlo comunque.

La verità è che la conoscibilità di una squadra la fanno le vittorie, presenti e passate, e non il logo/stemma: l’Inter ha un acronimo sin dai primi del ‘900 che non è neppure ben leggibile eppure nel mondo è conosciuta. E anche noi lo siamo: la finale di Coppa dei Campioni del Liverpool la giocammo con il lupetto, eppure ci riconobbe tutto il mondo.

Non vedo per quale ragione si debba essere tacciati di provincialismo se anche il Manchester City è tornato al passato, adottando un suo vecchio stemma sociale.

Per finire, per completezza, molti scrivono “e perché non fate una campagna per il nuovo stadio oppure per i giocatori? So’ altri i problemi della Roma”.

Sono cose diverse e del tutto autonome.

Nel premettere che ciascuno di noi è libero di lanciare la campagna che vuole, quella per il nuovo stadio ha talmente tante variabili che sarebbe difficile porla come quesito.

Si potrebbe lanciare un “datece lo stadio”, così tutti sono contenti o anche un “compratece Messi” e arriveremmo a 300mila firme, ma non è una campagna alla nostra portata: se la Roma non ha i soldi per comprare Messi, ben poco una petizione può fare. Se la politica e dirigenti comunque preparati non riescono a sbloccare i lavori per lo stadio, ben poco può fare una petizione, se si guarda alla concretezza di una richiesta.

Ecco, lo stemma è una cosa molto semplice e meno difficile da ottenere.

Restando sulla questione, a mio avviso c’è il forte rischio che dietro la vicenda ci possa essere un residuo della “lotta” tra i pallottiani e gli anti pallottiani, o, peggio, un test di certi ambienti per capire quanto la nuova società sia disposta a trattare con loro. Cosa ne pensi?

Certamente non da parte mia, che ho lanciato la petizione.

Io non sono stato un antipallottiano ante litteram, come molti sono stati.

Ritengo sempre opportuno vedere cosa una persona fa e poi giudicare.

La stessa Curva Sud è diventata anti-pallottiana ma, inizialmente, aveva gli auspici di tutti quanti noi: diamo retta a questo signore americano e vediamo se porta la Roma, come promette, ai livelli del Barcellona e delle squadre inglesi.

Del resto – ed è per questo che la gente scrive a sproposito – basta seguire gli aggiornamenti del mio sito del maggio 2013 per vedere come il sottoscritto fu ben felice del fatto che la dirigenza Sensi intese passare la mano, visto che la società era gestita – a mio modo di vedere – in modo troppo casareccio. Certo, poi si è passati all’eccesso opposto, ma nessuno può dire che la Curva Sud ed anche il sottoscritto sia mai stato a priori contro Pallotta.

Chi la pensa come me, è contrario a qualsiasi forma di rapporto “amichevole” con il proprio club, proprio per mantenere l’indipendenza e la libertà di approvare o contestare. Non seguiamo le radio: possiamo ascoltarle come tutti, ma certamente non le seguiamo.

E’ anzi per me una offesa la parola “trattare”: nel 1999 scrissi (e all’epoca venne sottoscritto da decine e decine di tifoserie nel mondo) un “manifesto degli ultras” (www.asromaultras.org/manifesto.html). Al punto 1 c’è scritto che gli ultras dovrebbero “rifiutare ogni rapporto od aiuto dalle società di calcio” ed infatti gli ultras della Roma – al giorno d’oggi – non hanno rapporti o/ aiuti dalla A.S. Roma e ben si guardano dal volerli avere!

Quindi non può esistere alcun “test”, per tornare alla domanda, visto che sono/siamo del tutto fuori da queste dinamiche ed anzi le disprezziamo.

Un altro tema su cui vorrei andare a fondo, è quello del nuovo stadio. Ho letto dei botta e risposta che mi hanno lasciato un po’ perplesso. Potresti chiarire, una volta per tutte, la tua posizione al riguardo? Lo stadio della Roma sarebbe un grosso passo in avanti per la costruzione di una squadra più competitiva? Che contro indicazioni avrebbe un’opera del genere?

Grazie della domanda. In effetti intervenni su Twitter in modo impulsivo, non tenendo conto che questo social, da un lato, impedisce per il limite nell’utilizzo dei caratteri di sviluppare le argomentazioni e, dall’altro, è pieno di haters protetti dall’anonimato, ragione per cui non utilizzerò mai più quel mezzo di comunicazione.

Roma

Personalmente sono del tutto a favore dello Stadio della Roma. E’ infatti evidente che uno stadio che consenta di godere di maggiori introiti possa essere molto utile ed anzi indispensabile a costruire una squadra competitiva. Da subito, quando arrivò Pallotta, suggerimmo (e se non ricordo male gli scrissi una lettera al riguardo) di fare uno stadio che avesse una standing zone per consentire alla Curva Sud di fare il tifo, sul modello Borussia Dortumnd e che avesse avuto prezzi accessibili sia per il ragazzo di Torre Angela che per quello dei Parioli.

E’ infatti evidente che se un abbonamento per la Curva Sud costa 800,00 euro, con conseguente inaccessibilità ad intere fasce sociali, avremmo uno scadimento del tifo che porterebbe a diminuire grandemente quell’effetto 12esimo in campo che chi ha qualche anno sulle spalle ricorderà perfettamente nell’anno del Flaminio.

Le controindicazioni, quindi, non sono sul concetto di “nuovo stadio” ma su chi potrà usufruirne. Capisco che per chi è  tifoso della Roma e segue la partita su Sky la cosa possa non interessare, tanto sempre quel canone paga, ma per noi che allo stadio ci andiamo sempre non è un fattore di poco conto.

Quando Pallotta mandò quell’assurdo questionario in cui si chiedeva “Quanto saresti interessato all’acquisto di un pass per il parcheggio al costo di € 30,00 per automobile a partita” (http://www.asromaultras.org/IMG_7399.jpg), qualche dubbio mi venne: se questo signore vuol far pagare un posto auto 30 euro a partita, a quanto venderà un abbonamento?

Ed allora, è molto facile dire “Sì al nuovo stadio”, ma se poi nel nuovo stadio non puoi entrarci per ragioni economiche siamo da capo a dodici. Ed attenzione, chi parla probabilmente avrebbe la disponibilità economica sia per il parcheggio che per l’abbonamento, ma io penso anche a chi ha 18 anni e, soprattutto , al tipo di ambiente che nel nuovo stadio ci sarà.

Se nel 1977 l’abbonamento in curva fosse costato un milione, non avremmo avuto una Curva Sud, non avremmo avuto un CUCS, non saremmo noti per la passionalità del nostro tifo, visto che di vittorie ne vantiamo poche.

Ecco, diciamo che se fossi un tifoso televisivo tutte queste domande non me le porrei.

La risposta quindi è “sì, purché”.

Termino dicendo che quegli striscioni con scritto “no al nuovo stadio” vennero fatti da alcuni gruppi della Roma solo dopo la vergognosa vicenda De Rossi, in un momento in cui tutto quel che si voleva è che Pallotta andasse via.

Passando ad un altro tema, ti chiedo invece cosa ne pensi dell’evoluzione del calcio moderno? Come cambierà il modo di tifare? Che speranza abbiamo noi vecchi romantici che siamo cresciuti con Novantesimo Minuto e Gol di Notte?

L’evoluzione del calcio moderno ha portato a un nuovo tifoso, ben diverso da quello del passato. Intendiamoci, anche decenni fa c’erano tifosi della Roma più moderati e più accesi. Quel che è certo è che internamente alla Curva Sud i dissensi su una  campagna del genere si sarebbero contati sulle dita di una mano. Difatti all’epoca quando fu lanciata la campagna per reintrodurre il vecchio stemma a scapito del lupetto nessuno disse nulla. O forse sì, in qualche bar di periferia; i social non esistevano e tutto si risolveva in cinque minuti di fronte a una birretta e non di fronte a una platea che consente a chiunque di dire qualsiasi cosa al mondo.

Prima di internet, queste questioni si decidevano all’interno dello stadio, non ascoltando le chiacchiere da bar.

Noi non abbiamo alcuna speranza di un ritorno al passato. Possiamo solo contrastarne con tutte le nostre forze quelle forze che vogliono eliminarlo del tutto.

L’inserimento delle barriere in Curva Sud fu un altro passo in avanti del calcio moderno ed anche allora i tifosi “normali” dicevano “che ve protestate, ormai è così, nun volete il bene della Roma”, salvo poi lamentarsi del silenzio dello stadio abbandonato.

Ecco, in quel caso la protesta è stata efficace. E volevamo il bene della Roma, il tempo lo ha dimostrato.

Personalmente, quando vedo la Roma giocare in nero contro una Juventus in biancorosso sono nauseato.

“Basta che se vince”.

Sì, questo genere di tifoso è pronto per la Red Bull che ti fa vincere ma ti toglie i colori e ti cambia il nome alla squadra, come a Lipsia e Salisburgo. Non a caso i tifosi tedeschi, che stanno vivendo una sorta di anni ’80 (entro certi limiti) nel tifo, boicottano le partire in cui la loro squadra gioca contro l’ RB Leipzig e quelli di Salisburgo si sono rifondati il loro club bianco-viola. Personalmente mi piacerebbe accadesse anche in Lega Pro, quando giocano contro la Juventus U23. Città illustri sono senza squadra di calcio, cosa mai avvenuta prima dell’avvento del calcio moderno.

Ma è un processo irreversibile così come lo è il capitalismo.

Solo uniti possiamo frenarlo, sempre se si ha l’interesse a farlo.

Infine ti volevo chiedere cosa ti aspetti dal questa nuova proprietà. Dove, a tuo avviso, si deve lavorare con maggiore impegno?

Mi aspetto quello che mi aspettavo da Pallotta inizialmente e si deve lavorare con maggior impegno nella chiarezza con la tifoseria, oltre che, ovviamente, nella ricerca di un valido direttore sportivo, che ormai fa la differenza in qualunque società.

Vengo dalla Rometta. Anzalone non promise mai lo scudetto e noi la Roma la seguivamo a prescindere. Meno proclami, più fatti. Se non ci sono soldi, o se la politica è quella delle plusvalenze, basta saperlo e ci adatteremo (parlo per quelli come me) anche a campionati di metà classifica, con l’ovvio auspicio che le cose possano cambiare.

L’Atalanta docet. Ha un merchandising limitato a Bergamo, il Comune ha rifatto la gradinata senza troppi problemi perché lo stadio è sempre lo stesso e giochi in un inferno anche se non hai il ristorante stellato nel convivium; ha un presidente bergamasco e, evidentemente, un buon direttore sportivo; difatti gioca da Dio.

Oltre a ciò, non si devono commettere gli errori del passato a livello comunicativo: la vicenda De Rossi sotto questo profilo è stata ridicola. La Roma non è un supermercato o una società che vende automobili. Non ho mai visto persone tifare per un supermercato. Si debbono quindi tenere in conto, in alcune situazioni, anche i sentimenti delle persone e la rappresentatività di alcuni giocatori. In più, il Presidente deve esser presente: “a casa vacce, a bottega stacce”.

Anche sul nuovo stadio, non si faccia come nella gestione Pallotta, dove all’assemblea degli azionisti non venne data risposta in ordine ai reali ricavi della Roma dalla struttura e si cerchi di calmierare i prezzi per consentire anche alle fasce più deboli di poter acquistare un abbonamento o un biglietto. E, possibilmente, si evitino musichette trionfali dopo i gol e ragazze pon pon. La partita è uno spettacolo, ma per molti è pur sempre un rito.

Io sono tra questi ultimi.

Non voglio apparire retrogrado ma vorrei chiarire che Lorenzo non nasce come avvocato, nasce come tifoso della Roma che va allo stadio dal 1973 e che non pretende che al derby si siano undici polli con maglia della Lazio che fanno il giro del campo, come pure ha visto, ma neppure che Psy (Gangnam Style) si esibisca (per fortuna tra i fischi) prima di una finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio.

Sempre Forza Roma.

Grazie Lorenzo, sempre Forza Roma!

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