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Sampdoria 2 – Roma 0 Ridicoli

Ritorna la Roma in campionato dopo la batosta presa in semifinale contro la Sampdoria in quel di Genova. Fonseca si affida alle seconde e terze linee, non tanto per scelta ma quasi per obbligo. Andiamo a vedere come se la sono cavata (spoiler: male).

Dopo l’incerta figura offerta contro lo Spezia in coppa Italia, torna tra i pali della Roma Fuzato. Che dire di lui? Certo se Kumbulla si accappotta due volte invece di prendere il pallone non è colpa sua, come non è colpa sua se Santon ha la capacità difensiva di un dodo e lo lascia solo contro Jankto, ma il gol sul suo palo non andava preso. Per il resto, a tratti, ha ricordato un portiere di calcio e non un citofono. Vedremo in seguito.

Smalling, Mancini e Kumbulla giocano nella, ormai superata, linea a tre difensiva. L’inglese torna a giocare novanta minuti e quel che può fare lo fa e anche bene, gli manca sicuramente velocità e lucidità in alcuni frangenti, ma meglio di così era difficile. Gianluca entra in campo concentrato, infatti dalla sua parte non si passa, ma con lo scorrere del tempo si innervosisce e prende un giallo che gli farà saltare la prossima. Kumbulla dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto sia difficile ripetersi in serie A dopo una sola stagione decente: questo non è il giocatore che abbiamo pagato 30 milioni. Al minuto 63 esce dolorante per Ibanez, ma ormai la frittata è fatta e i buoi sono scappati dal recinto.

Centrocampo da lotta salvezza con l’adattato Bruno Peres a sinistra e l’inadatto Santon a destra. Devo ammettere che è bello aver finito di descrivere la loro prestazione già dopo la prima frase, anche se mortificante e triste. Passiamo al centro dove troviamo capitan Cristante e Villar. Il buon Bryan, che vogliate ammetterlo o meno, è l’unico che porta a casa una sufficienza piena e forse anche qualcosa in più. È l’unico che combatte, che non tira indietro la gamba e che ci mette intensità e muscoli: un vero predicatore nel deserto. Villar, persa ormai ogni velleità di palleggio e costruzione che tanto bene aveva fatto in passato, si traveste da Veretout e prova a buttarla sullo scontro fisico con gli avversari, uscendone deriso e distrutto. A 10 minuti dalla fine, uscirà per il debutto tra i grandi di Darboe che, assurdo ma vero, sembra più pronto di lui.

Unico trequartista Mkitharyan, almeno fino al 68esimo quando Fonseca gli affiancherà ciò che resta di Pastore. L’armeno deve aver segretamente firmato un pre-contratto con Trenitalia, perché è costantemente in ritardo su ogni seconda palla e macchinoso quando ha il controllo della sfera. Gioca tanto per e si vede.

Duo offensivo con Dzeko e Borja Mayoral. Proprio dello spagnolo sono le azioni più pericolose della Roma e tutte e due svolte entro i primi 12 minuti di gioco. Poi evapora e di lui non si hanno più notizie fino all’annullamento del terzo gol in fuorigioco e alla sua uscita dal campo per gli amabili resti di Pastore. Lasciato in campo Dzeko per novanta minuti, il bosniaco ha la stessa voglia di sbattersi che ho io di infilarmi uno stiletto arroventato in un occhio. Passeggia svogliato qui e lì, sempre in fuorigioco nelle azioni che contano e, ciliegina sulla torta, trasforma il rigore del possibile 2a1 in un facile appoggio ad Audero che ringrazia. Va, però, apprezzato il suo tentativo di farsi odiare da tutti, moglie compresa stavolta, per rendere l’inevitabile separazione nella prossima sessione di calciomercato meno dolorosa. C’eravamo tanto amati.

Fonseca ormai ha tirato i remi in barca, già concentrato sulla prossima avventura che sarà, quasi certamente, lontano da qui. Restano negli occhi dei tifosi le giocate della sua squadra quando poteva contare su titolari sani e polmoni freschi, ma anche la scarsa attitudine a sviluppare un gioco difensivo decente. Un uomo lasciato solo, completamente abbandonato al suo destino, che ha intrapreso un viaggio che lo ha portato a scontrarsi contro l’adamantio dell’ambiente romano. Nessuno, una volta pestati i piedi sbagliati, ne è mai uscito vivo e anche il portoghese ha finito per pagare dazio.

E così riparte la giostra, un altro giro sull’otto volante giallorosso in cui si aspetta il prossimo allenatore come il Messia, salvo poi crocifiggerlo quando non servirà più. Si incenseranno ancora giocatori con più futuro davanti che passato alle spalle, salvo poi bollarli come ignobili dopo le prime prove insufficienti. Si criticheranno a prescindere quelli che verranno a portare esperienza, perché ormai bolliti e sulla via del tramonto calcistico e si chiederà la testa di questo o quel dirigente, magari anche preparato e capace nel suo ruolo, perché qualcuno ha detto di farlo ben coperto dai suoi squadristi.

In tutto questo circo deprimente e vergognoso, c’è ancora qualcuno che si ricorda che abbiamo una semifinale di ritorno da giocare e altre gare di campionato?

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