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Qualcosa di buono. Cluj 0 Roma 2

Parlare di una partita che per buona parte del suo svolgimento non ha detto niente è abbastanza difficile. Ma, siccome io sono l’uomo delle missioni impossibili, proverò comunque a tracciare un ritratto quanto più accurato possibile.

Intanto, c’è da sottolinearlo, la settima forza del campionato italiano, guidata da un allenatore in bilico che ha bisogno di essere affiancato da un tattico italiano, stacca il biglietto per i sedicesimi di Europa League con due giornate d’anticipo. Bene per noi, meno bene per la credibilità di altri pulpiti.

Contro i transilvani del Cluj in porta gioca un buon Pau Lopez che, sopravvissuto al freddo e al gelo, si tuffa di qua e di la più per tenere alta la temperatura corporea ed evitare l’ipotermia che altro. Sopravvissuto.

Difesa figlia del momento con Cristante, adattato a fare il centrale, Spinazzola, adattato a fare il centrale, e Juan Jesus, non adatto a fare il centrale. Sostanzialmente buona la prova di Bryan; migliore in campo Leonardo, il quale si spinge spesso e volentieri in avanti giocando da vero e proprio playmaker; Juan ve lo risparmio perché non sono cattivo come Fonseca. Zero gol incassati anche oggi, tanto basta.

Centrocampo con un freddo Bruno Peres, ma molto freddo, quasi cadaverico; un rampante Villar, un piacere vederlo sgroppare su e giù e un redivivo Diawara, che definire arrugginito è un esercizio di buone maniere. A sinistra gioca Calafiori che, sopravvissuto ad un infortunio veramente orribile, ce la mette davvero tutta, infatti sotto il profilo dell’impegno non gli si può dire niente, il problema nasce nel momento in cui solo la volontà non basta. Consiglio: prima di bussare a cassa, sarebbe il caso di guadagnarseli sul campo certi emolumenti.

In avanti si ricasca nel tranello tattico di Pellegrini trequartista, se serviva un’altra prova a testimonianza del fatto che questo non è il ruolo suo eccola qui; Carles Perez buttato nella mischia controvoglia, chiaro il suo intento di tornare a casa il prima possibile a giocare con la PlayStation nuova (chiamalo fesso); Borja Mayoral a cui manca sempre un centesimo per fare un euro: lo vedi che si impegna, che ci prova, che ripete uno spartito ottimamente imparato a memoria, però poi alla fine della fiera non gli riesce la cosa più importante. Si farà, ne sono sicuro.

Alla fine del primo tempo Fonseca sostituisce il latte caldo con un po’ più brioso caffè corretto e alla ripresa delle ostilità i miglioramenti sono evidenti. Veretout prende il posto di Pellegrini e da una sua velenosa punizione nasce l’autogol per lo zero a uno. Roma in vantaggio senza mai averci provato realmente. Fa ridere perché non ci siamo abituati.

Paulo ci prende gusto, fa un altro giro di cambi e inserisce Mkitharyan per Spinazzola e Dzeko per Mayoral al 64′, tempo tre giri d’orologio e l’armeno si fa stendere dal portiere avversario in area di rigore. Fallo, massima punizione concessa e Jordan ringrazia. Stavolta il gol è tutto suo e la Roma veleggia tranquilla sullo zero a due.

Partita ormai conclusa e non succede praticamente niente altro, se escludiamo il gol divorato da Bruno Peres su assist di Milanese, entrato al posto di Diawara al 76′ e l’esordio in prima squadra per Filippo Tripi che rileva uno svogliato Carles Perez a sei minuti dal termine.

Come già detto, la Roma passa il turno con due partite ancora da giocare, sfruttando a pieno le armi in suo possesso: un girone da interregionale molisana e una rosa non lunghissima in termini numerici, ma elastica nell’intercambiabilità di ruolo dei protagonisti. Finalmente, aggiungo io, abbiamo un tecnico che non si nasconde e pesca a piene mani dalla primavera per sopperire alle varie mancanze della prima squadra.

Al momento non mi risultano infortunati, altra buona cosa, e già dal fischio finale abbiamo sicuramente spostato l’obiettivo sul Napoli. Testa ai partenopei, quindi, da affrontare in quello che una volta era il Derby del Sole. C’è da onorare la memoria di un uomo che ha scritto il suo nome nella leggenda di questo sport e non lo si farà facendo gli sparring partner, ma sputando il sangue sul campo e battagliando come se non ci fosse un domani. Poi che vinca il migliore. Sono sicuro che, almeno da parte nostra, sarà così.

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