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L’affaire Dzeko

E non c’è molto da fare. La Roma ha il suo stile anche nelle cose più miserende. Chi scrive ha conosciuto la rometta degli anni Sessanta e la Colletta al Sistina effettuata nel 1964 per permettere alla squadra capitanata da Giacomino Losi di poter effettuare la trasferta di Vicenza, perché le casse giallorosse denunciavano un rosso da ben due miliardi di lire (lo stipendio medio mensile non raggiungeva le 90.000 lire!).
Tragicomica situazione che vide il tifo giallorosso mettere le mani nel proprio portafoglio per raggranellare (a dire il vero, all’insaputa del Presidente di allora Marini Dettina) la somma di 700.000 lire.

E che dire della svendita alla Juventus dei tre gioielli di casa Roma, Landini, Spinosi e Capello nel 1970?
Insomma, se è famoso per altre ragioni lo stile Juve, altrettanto è quello di una Roma (intesa come società indipendentemente dal presidente in carica in quel momento) che non ha mai saputo trattenere ed assicurare un suo calciatore alla fine della sua carriera ma anche all’interno della stessa (da De Sisti a Falcao, Cerezo, Ancelotti, Di Bartolomei, Salah, Totti…).

E’ arrivato il turno del cigno di Sarajevo? L’incompatibilità con mister Fonseca è evidente ed acclarata dalla sconfitta rimediata contro il Siviglia e rinverdita dalla recente eliminazione in Coppa Italia.
Terzo miglior marcatore della storia di tutti i tempi, l’atipico centravanti capace di far salire la squadra e di trascinare mezza difesa avversaria al suo inseguimento, è nuovamente messo in discussione (ed è la quarta volta che accade) e in procinto di svestire i nostri colori. Situazione che ci starebbe pure tutta se 1) Fonseca rimanesse ad allenare la Roma anche il prossimo anno (cosa affatto sicura!); 2) ci fosse un adeguato rimpiazzo alla sua altezza come, ad esempio, quell’Icardi che potrebbe garantire un certo numero di gol.

Certo che se la Roma cedesse ad una sua diretta concorrente per la Champion’s, come l’Inter, proprio Dzeko e prendesse al suo posto Sanchez non farebbe certamente un affare.
Reputo opportuno una presa di posizione della società che, al netto delle incomprensioni e dell’incompatibilità tra Fonseca e Dzeko, pretendesse la massima professionalità da due suoi dipendenti iper pagati che devono metterti reciprocamente al servizio della squadra.
Quanto meno per rispetto a tifosi veramente esasperati che da troppo tempo inseguono un sogno che, forse, i Friedkin potrebbero far realizzare.

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