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Il complesso del Don Chisciotte de Trigoria

Saranno felici i gufi, i gobbi, gli antiromanisti per professione, i pennivendoli e i radiocazzari che non mangiano più con la Roma, dei risultati che il sig. Mourinho sta maturando con la sua truppa oramai epurata quasi del tutto di elementi che non hanno passato il suo esame.

Una Roma a metà classifica che neppure un miracolo di Santa Pupa la farebbe entrare in Champion League della prossima stagione e che ha un turno quasi impossibile in Coppa Italia contro l’Inter, nessun tifoso se la sarebbe aspettata.

Lo Special One non è più special? La squadra non decolla nonostante la campagna acquisti estiva e quella di riparazione di gennaio?

Seguendo il DinoViolapensiero, una rometta così riscuote grande simpatia sia in Patria che all’estero e la si guarda con quel sorrisetto malinconico con il quale si guarda un bambino che vuol sapere il perché di una cosa che non deve ancora conoscere o, ancor più calzante come esempio, come si guarda un cagnolino senza padrone che si avvicina scodinzolando per chiedere solamente un po’ di affetto.

Ma si…in fondo la Roma è quella squadra che regala punti preziosi a squadrette che devono salvarsi e che galleggiano a fine classifica. Oppure, è quella compagine che resuscita ex goleador permettendo loro di segnare. O, ancora meglio, è quella formazione che offre ad un suo ex calciatore di punire la sua vendita ad un’altra squadra, facendolo giocare come mai prima d’allora.

Il problema è però un altro.

A differenza di escamotage, equilibrismi, raggiri, prese per il culo e via dicendo, i proprietari della società hanno finora immesso nella Roma qualcosa come circa mezzo miliardo di euro mica cazzi.

Si penserà che tanto sono stranieri, addirittura di oltre oceano e quindi fuori dall’italico contesto e, magari, gli si potrebbe proporre l’acquisto della fontana di Trevi direttamente mettendoli in contatto con il cav. Antonio Trevi perché questi, avvisando problemi artritici derivanti dall’umidità dell’acqua della sua fontana, vuole ritirarsi dal facile lavoro di aprire e chiudere il rubinetto godendo il meritato riposo.

Il Friedkin Group, però, non è un fondo che raduna capitali altrui in cerca di speculazioni che possono andare bene ma anche no. Si tratta di una famiglia che con il lavoro è riuscita ad essere [e possedere] ciò che è [e ciò che ha] e non certo di sprovveduti intenzionati a fare beneficenza.

Illudersi che questi signori continuano ad accettare ignominiosi attacchi contro una loro proprietà è un viatico che non merita neppure di essere preso in considerazione. Ed è sbagliato credere che il loro silenzio discreto sia sinonimo di inettitudine o di cretinaggine. Non avrebbero potuto divenire l’impero che sono se fossero stati ingenui o poco avveduti.

La Roma – ed è sotto gli occhi di coloro che si intendono di calcio e non sono viziati da preconcetti – quest’anno specialmente, appare essere vittima di una sorta di silente congiura che viene perpetrata con subdola costanza che rende impossibile credere che si tratta solo di episodi congiunturali.

Il palazzo e tutti gli annessi devono tutelare quelle che sono le squadre forti delle quali è superfluo fare i nomi e, oltre a favoritismi e regalini, l’obiettivo è sempre quello di eliminare eventuali competitor. La Roma mourinhiana è sicuramente una temibile concorrente che dev’essere repressa sin da subito e la congiura è in atto sin dalla prima partita di questo campionato che vede lo Special One dover combattere contro tutto e tutti ad iniziare dal suo ingombrante palmares senza uguali.

Il portoghese si è dato tre anni per definire il suo progetto vincente e questo primo, sta vedendo prendere forma un team epurato da giocatori inutili ed implementato da rinforzi necessari per far fare il salto di qualità che occorre per entrare nel club dei ‘’grandi’’. Ma se a questo fisiologico percorso si continua a porre degli ostacoli rappresentati dalle ingiustizie finora subite per via di atteggiamenti arbitrali e non solo, ovviamente la maturità attesa dai tifosi giallorossi, tarda ad arrivare.

Crediamo che la proprietà debba ora far sentire la sua voce presso quelle istituzioni che dovrebbero tutelare l’onestà di uno sport che, allo stato attuale delle cose, tutto pare fuorchè essere onesto e in buona fede.

La marea di tifosi giallorossi che da ogni parte del mondo anelano di vedere la loro squadra trionfare dopo anni di inenarrabile digiuno, dev’essere rispettata e tutelata così come dev’essere protetta e garantita tutta quella fascia di amanti del gioco del calcio che, indipendentemente dal colore della loro squadra del cuore, apprezzano lo sport in tutte le sue più pure declinazioni e che sono pronti a battere le mani ai propri avversari quando questi lo meritano [ricordiamo i tifosi del Real, applaudire Totti al Santiago Bernabeu ma anche i genovesi alzarsi in piedi dopo la rete magica del capitano della Roma]. Non meritiamo di assistere a sudditanze psicologiche e a combine opportunistiche che mortifichino rispetto e lealtà.

Se poi dobbiamo chiedere l’aiuto dell’Ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, possiamo anche farlo ma sempre prima che sia troppo tardi. Insomma, in parole povere, c’avete rotto er cazzo e fatela finita.

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