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E ORA, LASSATECE PASSA’

D come Dybala ma anche come delisting come diritti e come doveri.

Un vero e proprio anno UNO questo che il Friedkin Group vedrà iniziare il 14 agosto a Salerno.

Roma vincitrice di una Coppa europea che mancava da anni luce e Roma che ha come allenatore lo Special One, un uomo che fa della insoddisfazione il suo fulcro professionale.

Roma che ha messo i puntini sulle ‘’i’’ facendo capire che chi la governa – e che continua a versare soldi quanto basta – vuole realmente portare avanti un progetto per diventare e restare grande a livello mondiale.

Non si sono attese le vendite di giocatori reputati fuori dal contesto di Mourinho per investire capitali per rendere la squadra più completa con innesti che risulteranno fondamentali durante il prossimo torneo italiano e in quello europeo.

I Friedkin hanno personalmente constatato quanto sia fedele, appassionato e unico il tifo che accompagna i nostri colori e sanno di aver centrato l’obiettivo investendo su un nome conosciuto a livello planetario e che può essere una miniera d’oro.

Di fronte a tutto quello che in proiezione può rappresentare la Roma, potrebbero passare sotto traccia gli acquisti di questo illuminante mercato estivo non ancora giunto al termine.

Noi innamorati della Roma dobbiamo scrollarci di dosso la provincialità che ha sempre limitato il nostro punto d’osservazione e che aveva nella storica rivale campestre, il motivo di vanto di una supremazia sostanzialmente locale.

Ora la Roma, ad iniziare proprio dal suo pubblico, deve mirare a conquistare vette ben più elevate che se per scaramanzia non vogliamo nominare, dentro ogni tifoso, sono coltivate in silenzio.

Roma è Roma e a bocce ferme bisogna constatare che la dimensione di internazionalità non solo è possibile ma proprio un dovere che tutti i giocatori che scendono in campo per i 90’ devono aver ben presente.

Nessuna paura. Nessun timore riverenziale neppure nei confronti dei palazzi del potere che, anzi, devono iniziare a riconsiderare l’importanza dell’unica squadra della Capitale.

D’altronde ROMA CAPUT MUNDI dev’essere il nostro marchio di riconoscimento.

Che tutti siano avvertiti: adesso non si scherza più.

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