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CLAUDIO, UNO DI NOI

Si potrebbe parlare di Roma-Milan, del quinto posto raggiunto miracolosamente dopo un inizio campionato che definire horror suona solo come un eufemismo, così come potrei parlare della previsione di un paragnosta (o paraculo?) che ad una manciata di minuti dal fischio d’inizio mi aveva profetizzato un 3-1 puntualmente verificatosi ma, oggi, è più giusto omaggiare l’uomo Claudio Ranieri ed il suo innato romanismo.

Il romanismo, termine anni luce fa (inizi anni ’80) da me improvvisamente coniato e poi divenuto con il tempo di domino pubblico tra i tifosi giallorossi, è un sentimento che o si ha o non lo si può acquisire con il tempo.

Nel lungo excursus da romanista da me vissuto (macinato km, prese manganellate, fatto risse con ultrà di altre squadre) ho conosciuto tifosi nati fuori dalla Capitale che sono stati ammaliati dai nostri colori fino a diventare più ultras di tanti che sono originari di Roma.

Solo chi possiede questo sentimento può comprendere in pieno l’amore, la passione e il tifo che ha sempre caratterizzato Claudio Ranieri da San Saba, legato a due colori che uniti significano magia, amicizia, fratellanza,  lealtà e molto di più.

Allenatore da oltre mille panchine in giro per l’Europa con risultati eclatanti (basti citare il miracolo Leicester), prima di essere uomo di calcio è un esemplare sempre più raro da incontrare, ossia un Uomo! Della sua fede sportiva si è ampiamente parlato in diverse circostanze e non solo per aver militato da calciatore nella AS Roma nel 1973 come difensore e per ben tre volte in qualità di allenatore sempre applicando il suo modo di interpretare il calcio,  mettendo in primo piano valori che sono rarefatti nel cosiddetto calcio moderno.

L’Olimpico, nella sua ultima apparizione da tecnico della Roma tra le amiche mura del Foro Italico, ha doverosamente tributato un caldo e sincero saluto a Sir Claudio, iniziando da una stupenda scenografia ideata dai ragazzi della Sud seguita da tanti striscioni di saluti e ringraziamenti per il suo romanismo e la sua romanità. Messaggi d’amore che hanno emozionato non poco Ranieri, visibilmente commosso ma ancora capace di reggere al groppo in gola che il pubblico gli aveva causato e rimandando indietro lacrime liberatorie che, comunque, ci sono state.

Il tributo  è continuato a fine partita con l’omaggio della squadra e di tutti gli addetti ai lavori che hanno formato due ali dove il tecnico ha dovuto passare ricevendo applausi e sorrisi per raggiungere Pellegrini e Mancini (anche questo molto commosso) dove ha ricevuto un trofeo rappresentato dalla Lupa del Campidoglio.

Vero che gli ultimi 90 minuti saranno determinanti sia per l’assegnazione del tricolore, per la retrocessione e l’accesso alle coppe europee ma oggi, tutto questo passa in secondo piano dinnanzi al saluto al sor Claudio di San Saba che resterà professionalmente ancora attaccato alla società in qualità di supervisor pronto a dare, come sempre, tutto se stesso ai nostri colori.

Daje!

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